giovedì 25 novembre 2010
giovedì 19 febbraio 2009
Il mio punto di vista sul Festival
Apro questo post con il testo della canzone che più ho apprezzato in questa edizione del Festival, in seguito vi spiegherò il “perché?” e farò una panoramica su tutta l’edizione di quest’anno vista da me.
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo,
Luca dice: prima di raccontare il mio cambiamento sessuale volevo chiarire che
se credo in Dio non mi riconosco nel pensiero dell’uomo che su questo
argomento è diviso,
non sono andato da psicologi psichiatri preti o scienziati sono andato nel mio
passato ho scavato e ho capito tante cose di me
mia madre mi ha voluto troppo bene un bene diventato ossessione piena delle
sue convinzioni ed io non respiravo per le sue attenzioni
mio padre non prendeva decisioni ed io non ci riuscivo mai a parlare stava fuori
tutto il giorno per lavoro io avevo l’impressione che non fosse troppo vero
mamma infatti chiese la separazione avevo 12 anni non capivo bene mio padre
disse è la giusta soluzione e dopo poco tempo cominciò a bere
mamma mi parlava sempre male di papà mi diceva non sposarti mai per carità
delle mie amiche era gelosa morbosa e la mia identità era sempre più confusa
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo
sono un altro uomo ma in quel momento cercavo risposte mi vergognavo e le
cercavo di nascosto c’era chi mi diceva “è naturale” io studiavo Freud non la
pensava uguale
poi arrivò la maturità ma non sapevo che cos’era la felicità un uomo grande mi
fece tremare il cuore ed è li che ho scoperto di essere omosessuale
con lui nessuna inibizione il corteggiamento c’era e io credevo fosse amore sì
con lui riuscivo ad essere me stesso poi sembrava una gara a chi faceva meglio
il sesso
e mi sentivo un colpevole prima o poi lo prendono ma se spariscono le prove poi
lo assolvono cercavo negli uomini chi era mio padre andavo con gli uomini per
non tradire mia madre
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo
Luca dice per 4 anni sono stato con un uomo tra amore e inganni spesso ci
tradivamo io cercavo ancora la mia verità quell’amore grande per l’eternità
poi ad una festa fra tanta gente ho conosciuto lei che non c’entrava niente lei mi
ascoltava lei mi spogliava lei mi capiva ricordo solo che il giorno dopo mi
mancava
questa è la mia storia solo la mia storia nessuna malattia nessuna guarigione
caro papà ti ho perdonato anche se qua non sei più tornato
mamma ti penso spesso ti voglio bene e a volte ho ancora il tuo riflesso ma
adesso sono padre e sono innamorato dell’unica donna che io abbia mai amato
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice
sono un altro uomo
Spero che il presidente dell'arcigay non si ostini nella sua assurda posizione di contestazione verso un presunto "errore" di forma, che per di più non c'è: Povia non va contro l'omosessualità, NON esorta a nessuna guarigione, parla di un'evoluzione fisica e psicologica di una persona, parla di uomo. Quell'uomo nell'arco della sua vita è stato attratto prima da un altro uomo, e se quella sia stata solo attrazione o fosse proprio amore non ci è dato di saperlo, ma Luca tramite la bocca di Povia ci racconta che poi, per caso, ha conosciuto una donna, una persona verso la quale non credeva di poter provare qualcosa perché fino a quel momento aveva pensato solo agli uomini (e spiega anche il motivo: per non "tradire" la madre), e di questa donna si è innamorato veramente: per lei è cambiato, è un altro uomo, ma come dice il testo stesso della canzone "questa è la mia storia, solo la mia storia, nessuna malattia, nessuna guarigione...", solo ha deciso di amare un'altra persona, e l'amore non può essere mai considerato un errore.
Il cantante sanremese con questa canzone non esprime nessun concetto per cui dimostra di considerare l'amore omosessuale una cosa sbagliata o una malattia dalla quale si deve guarire, lo considera al pari di quello eterosessuale.
Adesso, seguitemi in questo piccolissimo ragionamento, SE va accettato dalla comunità eterosessuale che un uomo sia libero di amare un altro uomo (e ciò DEVE essere accettato a qualunque costo, perché considero ingiusto opporsi all'amore solo perché è diverso da quello che proviamo noi), QUINDI omosessualità ed eterosessualità vanno messe al pari, PERCHE' la comunità omosessuale dovrebbe essere contraria ad un omosessuale (o presunto tale) che sceglie di cambiare "preferenze" e di diventare-tornare eterosessuale?
In pratica è la stessa cosa vista allo specchio, il principio fondamentale è quello dell'accettazione della diversità, rendendola normalità. Ma allora PERCHE' dovrebbe essere così grave che una persona che passa dall'eterosessualità all'omosessualità deve essere giustamente accettato mentre se passa dall'omosessualità all'eterosessualità diventa un fattore scandaloso ed inaccettabile per l'arcigay?
Il presidente dell'arcigay ha detto in diretta su Rai Uno (dopo aver letto un sms di un amico omosessuale che aveva da poco perso il compagno e dopo avergli parlato brevemente del sentimento AMORE visto secondo la prospettiva omosessuale, che non è né più né meno di quello eterosessuale) "Povia, impari cos'è l'amore omosessuale".
Ma perché, il cantante forse aveva espresso un concetto denigrante verso l'amore per un altro uomo?
Semmai, non lo aveva forse portato sul palco più importante d'Italia rivestito di nuova dignità e di una centralità concettuale di cui aveva goduto solo una volta in passato (cioè con il pezzo di Anna Tatangelo) e di cui temo non godrà più dopo tutte le sciocche polemiche alzate in questo periodo?
Adesso l’arcigay deve avere paura di un’altra cosa, cioè che per paura di essere investiti da pesanti contestazioni (come lo sono stati Anna Tatangelo e Giuseppe Povia) scelgano di abbandonare la tematica dell’amore omosessuale vista in maniera paritaria a quella eterosessuale. Perché canzoni come quelle sanremesi dei due artisti sopracitati non possono che fare bene agli omosessuali, perché abituano gli eterosessuali a non disprezzare-sottostimare gli uomini che amano “altri” e non le donne.
Se io fossi stato omosessuale non credo che avrei avuto nulla da ridire sul pezzo, se non che la corista aveva il volume del microfono un po' troppo basso e non si sentiva bene (o forse era il mio televisore che non prendeva bene l’audio).
Per quanto riguarda la profondità del testo, è la più profonda che esista in questo contesto: Povia è riuscito a migliorare sé stesso! Ha iniziato con l’infanzia, la crescita, “dammi la mano … senza qualcuno nessuno può diventare un uomo”, per poi continuare con l’importanza dell’amore, la vergogna del tradimento (2è vero che esiste una morale che proprio mentre godi fa male … ed è vero che non ho principi, ed è vero che non sono un saggio, ma c’è chi tradisce per sesso e chi tradisce sé stesso ed è peggio”), arrivando all’estremità dell’amore, l’amore duraturo, “se tutti quanti lo sanno, ma hanno paura che l’amore è un inganno, oh, me l’ha detto mia nonna: ‘non sai quante volta non pensavo a tuo nonno’, più o meno come fa un piccione, e mica come le persone, che a causa dei particolari gettano per aria sogni e grandi amori”. Mantenendo inalterata la sua ricerca di introspezione psicologica e morale, è anche passato per un tipo di introspezione più importante nel contesto della società oltre che personale, cioè l’introspezione morale-religiosa, “è meglio vivere una spiritualità che usare il nome di una religione”. Adesso è giunto a maturazione, ha unito il tutto, ha creato qualcosa che ha un che di evoluzione, di introspezione totale, studio delle cause dei comportamenti, di amore finito male, di amore vero si spera immortale, di accettazione verso ciò che è “altro” (prima accettazione verso l’omosessualità e poi verso l’eterosessualità).
Dal punto di vista musicale poi la costruzione è di una fattura veramente eccellente, con un amalgama di parole, canto e musica pregevolissima.
Povia ha migliorato sé stesso, e non era per nulla facile dato il livello di partenza.
Povia è uno che va ascoltato con la voglia di capirlo, se uno lo ascolta solo perché vuole sentire musica passatempo allora non lo apprezzerà mai al 100%.
Per me deve essere lui il vincitore di questo Festival, senza rivali. L’unica canzone che mi è rimasta impressa grazie alla grinta della voce che la interpreta è Biancaneve di Alexia e Lavezzi, anch’essa ben costruita e con una buona coesistenza delle parti cantate e musicate, interpretata da una delle voci femminili più importanti e forti del panorama italiano e potenzialmente tra le migliori al mondo.
Per concludere il podio non saprei chi scegliere fra Francesco Renga e Marco Masini. Ambedue presentano canzoni “strane”, che mi hanno colpito particolarmente.
Renga sfodera una bravura nell’utilizzo della voce che non possiede NESSUNO dei partecipanti, e che lo porta secondo me al secondo posto in Italia dopo Bocelli per la migliore tecnica canora (infatti lui continua a prendere lezioni di canto e la sua bravura è dovuta proprio a questo). La sua canzone odierna infatti ricorda un po’ lo stile bocelliano, rendendolo un pezzo veramente da intenditori anche se un po’ meno commerciale (non che Bocelli non sia commerciale, ma il suo stile è apprezzato relativamente, perché molti preferiscono la canzone “facile”, la vera e propria “musica leggera”, cantata su poche note e pochissimi accordi, facile da ricordare e canticchiare). Francesco non prende mai le note “dal basso”, arriva sempre col diaframma perfetto, l’impostazione della bocca nelle vocali è perfetta: mentre Bocelli è l’emblema del cantante classico “prestato” al pop, Renga è l’emblema del cantante pop che studia “classico”, cosa forse addirittura più difficile.
Masini invece conferma il suo stile con i suoi alti e bassi di gradimento. Io personalmente lo apprezzo molto musicalmente, anche lui cura molto i particolari e la musicalità dei suoi pezzi, vede bene le possibilità polifoniche orchestrali e la sua voce perennemente roca è il suo marchio di fabbrica. Chi ama Masini amerà anche questo pezzo, perché è un po’ il riassunto dei suoi brani famosi… a me ha ricordato anche un po’ “Principessa”, altro suo classicissimo, e lo metto comunque tra i primi quattro, con aspirazioni per la medaglia di bronzo, Renga permettendo.
Mi ha deluso ma fino ad un certo punto l’esordio di Marco Carta, che non fa nulla per nascondere la sua essenza cagliaritana: tutte le note prese “dal basso”, voce messa ma non a pieni polmoni come potrebbe fare, e il pezzo è carino ma nulla di trascendentale, il classico pezzo che piace un po’a tutti e che le radio passano per andare sul sicuro, ma che non regala nulla di nuovo.
Flop totale per Al Bano: da lui ti aspetti l’acuto perfetto, invece perde molte note per strada, la voce gli trema un po’ e non si può dire che gli manchi esperienza. La musica è trita e ritrita, senza un minimo di iniziativa nella partitura.
I giovani non mi sono piaciuti quasi per nulla: eravamo abituati a “Che bella gente” di Cristicchi, “Pensa” di Fabrizio Moro e “L’amore” dei Shohnhohrhah (non ricordavo dove piazzare
SSPETTACOLARE invece l’apertura di puntata, dove Mozart e i Pink Floyd vengono avvicinati, unificati, sommati, per creare qualcosa di sublime. Se non l’avete visto cercatelo su YouTube o simili, io stesso cercherò di caricarlo (se imparerò a farlo XD) al più presto.
…cordialmente Vostro, la iena…
mercoledì 18 febbraio 2009
Una goccia
Camminare, camminare in una fresca serata autunnale, parlottando con un amico rimandando il momento di andare verso la sua macchina.
Una goccia. Una goccia fresca, delicata. La traiettoria retta, un po’ storta, sottile, quasi invisibile fra le luci della città.
La mano passa tra i capelli, come a constatare dove sia caduta la goccia di prima. Nasce uno strano sorriso, gli zigomi si alzano, le labbra socchiuse, lo sguardo lucido.
Tre passi in avanti. Un’altra goccia. La guancia umida, gli occhi sfidano il cielo guardano verso le nuvole. Poco più in là poche parole, veloci, sta iniziando a piovere. Una macchia grigia, viene incontro. Un impermeabile. Rumori di passi veloci. Sta succedendo qualcosa. Il rumore aumenta. Tutto va più veloce.
Passa di fianco una figura sinuosa, slanciata, rossa. Una donna sta correndo sotto un balcone. Attorno le persone camminano a passo sostenuto. Intanto le gocce si moltiplicano, si riproducono in aria, diventano più grosse, più veloci, più belle, più fresche. Si vanno aprendo gli ombrelli della gente vicina. I marciapiedi si svuotano. I rumori aumentano.
Le macchine si accendono. Il traffico si muove. I fari si accendono. Rumori di clacson. Una mano. Una mano bianca, poco pelosa. Una mano si affaccia a un finestrino, poi si allontana.
Tutto attorno è più veloce. Tutto, non tutti. C’è ancora quel sorriso. Si allarga. È un sorriso solitario tra l’inespressività della fretta. Il calore della lentezza è più forte dei termometri. I passi lenti, cadenzati. Una nuvola si svuota completamente, maestosamente. Una luce improvvisa, un tuono. Rumore. Buio. Luce. Rumore. Buio. Luce. Natura contro asfalto. Luci improvvise si stagliano sul manto nero. Le macchine sembrano fare entra e esci da gallerie.
Le macchine e le persone sembrano anche più belle.
Gli occhi socchiusi. I capelli bagnati. Lo sguardo divertito. Godere del momento: che goduria!
Le braccia si allargano, le mani si aprono, si tendono con i palmi in alto. Le gocce sono sempre lì, unica costante dell’evoluzione del paesaggio.
Tutto si muove, le macchine, le persone, tutto velocemente. Le gocce, gli occhi, quasi lentamente. Il tuono arrivato veloce rimbomba a lungo… ispira lentezza.
Pochi passi. Un semaforo. Rosso. La pioggia diventa il sottofondo costante dei passi. Frenesia tutto attorno. Brusio. Verde. Corse veloci verso il marciapiede opposto. Corsa verso il primo balcone. Passi lenti. Tutto occupato. Costeggiano il muro. Altri passi, tranquilli, al centro del marciapiede. Parole confuse. Silenzio assordante. Sguardi sul cellulare, vienimi a prendere, porta l’ombrello. La testa si gira. Un sospiro. Quant’è bello quel palazzo illuminato.
Lunghissimi secondi immobili, dove tutto scappa intorno, trascorrono veloci. Di nuovo passi. Lenti. Tristi.
La macchina è dietro l’angolo. Le chiavi nella serratura. I sedili, morbidi, regolabili, comodi. La cintura, liscia, sicura. Il cruscotto si accende. Il sorriso scompare. La pioggia non vuole perdere un amico, si ribella. Una masculiata di gocce risuona sul vetro.
Frizione. Prima. Altre gocce, insistenti. Il richiamo è forte, ma chi ha le chiavi ascolta il motore che dolcemente si mette in moto.
Due bracciate a sinistra. La pioggia continua a bussare. Freccia a sinistra. Stacca piano di frizione, gli occhi sulla strada. Altre gocce, tristi. La mano sul finestrino, un saluto.
Freddo. Proprio adesso. Acceleratore e via, per la strada, luci accese, autoradio, condizionatore al massimo. Altre gocce, rassegnate. Silenzio. Freddo.
Poche, ultime gocce. Tutto torna normale, tutto bagnato. Niente più lampi; troppo buio. Non si scorgono le stelle: troppa luce. Non si vede ancora la luna, troppo fumo. Non si vede più la natura.
Troppa civiltà.
…cordialmente Vostro, la iena…
domenica 16 novembre 2008
Perché le persone vogliono qualcosa con tutte le loro forze e quando la ottengono non la vogliono più?
venerdì 14 novembre 2008
E c'è anche chi la critica perchè ha troppi "stranieri"
«Nascerà qui al ristorante "L'orologio", ritrovo di artisti, e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l'azzurro sullo sfondo d'oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perchè noi siamo fratelli del mondo. (Milano, 9 marzo 1908)»
domenica 9 novembre 2008
Il vero spirito della manifestazione studentesca
Io rispondo così, con questa bandiera della pace adattata al contesto, a chi vuole strumentalizzare e politicizzare le manifestazioni studentesche e a chi, come Cossiga, vuole dare un taglio violento per poterla poi sopprimere con la forza.
Lo spirito delle nostre manifestazioni è quello di informare l'opinione pubblica di ciò che stanno facendo i pezzi grossi in Parlamento, del loro piano di strumentalizzare la cultura e rendere automi gli studenti, del loro tentativo di uccidere le teste pensanti in maniera che nessuno se ne renda conto!
La cosa brutta è che forse ci riusciranno, se noi non riusciamo ad interessare l'opinione pubblica, perché saremmo sempre soli a lottare contro un nemico troppo più forte...
Ma io non voglio far credere che questa sia una battaglia contro il governo o contro un uomo e/o il suo partito, questa è una protesta apartitica ed il più possibile apolitica, è una protesta contro un decreto legge, non contro chi l’ha scritto...
Sul fronte degli studenti “indottrinati dalle segreterie di partito solo ora perché prima erano tutti in vacanza”, rispondo che la famosa 133 è stata approvata ad Agosto, lo sappiamo oramai quasi tutti, ed è stata votata all'interno della finanziaria approvata con la fiducia, quindi senza discussione parlamentare; le contestazioni stanno uscendo alla luce solo ora (nel senso da tre settimane) perché materialmente in una finanziaria così sbagliata e così sconfinata, approvata senza possibilità di sapere proprio tutto ciò che conteneva l'immenso papello di decreti e sezioni, non ci si era nemmeno accorti di questo scempio, fra i tanti...
Adesso, quando oramai tutto è stato già scritto ed approvato dalla maggioranza, l'unico modo per fare qualcosa è restare uniti, solidali, cercare di divulgare i dettagli, di informare, di rendere partecipi anche coloro i quali non fanno parte dell'ambiente studentesco, ma che comprenderanno la situazione e (spero) ci daranno una mano e la utilizzeranno per qualche firma quando servirà una cosa tipo una raccolta firme...
Ragazzi, ricordate che questa NON E' UNA PROTESTA DI STUDENTI DI SINISTRA CONTRO IL GOVERNO, QUI SI FA LA MANIFESTAZIONE SENZA ALCUNA DISTINZIONE, sia che siamo di sinistra che di destra, e non contro la destra, ma siamo TUTTI CONTRO LA 133, che avremmo contestato in egual modo (o forse ancora più veementemente) se fosse stata approvata da un Prodi o un Veltroni, perché è un decreto legge sbagliato in sé, le cui conseguenze sono la distruzione della VERA cultura, della coscienza critica (questo però è un effetto a lungo termine) e del sapere come diritto, in quanto le Università non potranno più reggersi in piedi da sole, e diverranno fondazioni, dove si studierà quello che il finanziatore vuole che i SUOI alunni studino, che pensino come vuole lui, e che i discenti siano molto più tassati da loro, perché così il grande finanziatore della fondazione potrà averne un profitto immediato ed anche uno futuro assicurandosi che gli studenti facciano proprio quello che vuole lui...
CHI è CHE NELLA VITA VUOLE DIVENTARE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE UNA MARIONETTA DI UN GRANDE AZIONISTA?
...purtroppo in tanti ci vogliono far diventare così...
...perché è sempre stato più facile tosare una pecora che domare un cavallo...
IO VORREI EVITARE CHE LA FUTURA ITALIA PASSI DALL'ESSERE UNA NAZIONE DI BENPENSANTI AD UNA DI NON-PENSANTI...
VORREI SOLO CHE L'ITALIA DIVENTASSE SEMPLICEMENTE UNA NAZIONE DI PENSANTI, E BASTA...
ED è PER QUESTO CHE SCENDO IN PIAZZA...
...SCENDO IN PIAZZA PER TUTTI NOI ITALIANI CHE ANCORA PENSIAMO...
...SCENDO IN PIAZZA PER TUTTI GLI STUDENTI COSCENZIOSI CHE MANIFESTANO...
...SCENDO IN PIAZZA PER TUTTI QUELLI MENO COSCENZIOSI CHE PENSANO DI PREFERIRE DI DARSI UN ESAME IN TEMPO CHE ESSERE LIBERI DI PENSARE...
...PERCHé, ANCHE SE SBAGLIANO, SONO LIBERI DI SBAGLIARE...
...ED IO VORREI CHE CONTINUASSERO AD ESSERE LIBERI DI FARLO, DI SBAGLIARE...
...PERCHé SBAGLIANO, MA ALMENO SBAGLIANO CON LE LORO TESTE...
...SENZA CHE NESSUNO GLI DICA COME SBAGLIARE...
...questa è la vera democrazia...
...nel bene e nel male...
...siamo liberi...
...davvero...
...liberi...
...
(...per ora...)
...
(...più o meno...)
venerdì 24 ottobre 2008
Secondo voi questi sono "politicizzati"?
Guardate quanti sono e provate a dire che sono una minoranza
martedì 21 ottobre 2008
La Palermo che protesta contro la legge Gelmini
1948: COSTITUZIONE ITALIANA, Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
2008: LEGGE N. 133….E’ ANCORA COSI’?
TAGLIO DEI FONDI = AUMENTO DELLE TASSE UNIVERSITARIE
Il Fondo di Finanziamento Ordinario viene ridotto progressivamente di circa 1,5 miliardi per il quinquennio 2009-2013. Per di più, le risorse risparmiate non vanno a vantaggio dell'Università, ma confluiscono in un capitolo generale.
Tale riduzione comporterà delle ristrettezze economiche degli Atenei, che saranno costretti ad aumentare le tasse universitarie o a ridurre i servizi e l’offerta formativa.
RIDUZIONE DEL TURN OVER = RIDUZIONE DELL’OFFERTA FORMATIVA E AUMENTO DEL PRECARIATO
Il turn-over del personale viene limitato al 20% (sia in budget che in numero di persone) per il triennio 2009/2011 e al 50% dal 2012.
Questo vuol dire che ogni 5 persone che vanno in pensione si può assumere una sola persona, sia essa docente, ricercatore o tecnico/amministrativo. Quindi nell’immediato futuro molti giovani laureati, dottorandi e assegnisti, formati dall’Università Italiana con notevoli sforzi economici, non potranno essere assunti come ricercatori e saranno costretti ad emigrare o ad abbandonare il mondo della ricerca. Si otterrà quindi un inevitabile invecchiamento ed una progressiva riduzione del corpo docente, con conseguente impoverimento della didattica e della ricerca.
Ciò, unito al limite del rapporto tra numero di docenti e studenti previsti della legge n. 270/04, comporterà la chiusura di molti corsi di laurea e l’introduzione del numero chiuso per tutti i rimanenti corsi.
UNIVERSITÀ è FONDAZIONE = ADDIO DIRITTO ALLO STUDIO
La legge prevede la possibilità per le università pubbliche di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. Ciò potrà determinare:
1) un ulteriore ed incontrollato aumento delle tasse universitarie, fino al punto che famiglie saranno costrette a sobbarcarsi per intero l’onere degli studi universitari dei propri figli, con la conseguente forte limitazione del diritto allo studio;
2) la suddivisione in atenei di serie A, capaci di procurarsi fondi privati, e atenei di serie B dove, in mancanza di un tessuto economico-aziendale forte e progredito (come nel nostro territorio), è praticamente impossibile reperire finanziamenti adeguati alla ricerca;
3) la fine dell’autonomia della didattica e della ricerca, che saranno condizionate dalle scelte di pochi finanziatori privati seduti ad un Consiglio di Amministrazione.
È evidente che tale legge non elimina i difetti dell’Università Pubblica Italiana; essa non introduce né elementi di sviluppo e di competitività, (come il titolo della legge vorrebbe fare credere), né strumenti di valutazione rigorosi ed efficaci, che premino i risultati e la qualità nella ricerca, nella formazione e nel funzionamento dell’intera Università. Al contrario, si tratta di provvedimenti miranti ad un impoverimento progressivo ed allarmante delle Università Italiane che comportano gravi penalizzazioni sia per tutti coloro che operano nell’ambito dell’Università Pubblica sia per coloro che fruiscono dei suoi servizi, in particolare gli studenti e le loro famiglie.
lunedì 29 settembre 2008
28 settembre 1978... vi dice niente? un'altra dimenticanza giornalistica...
Solo una cosa voglio puntualizzare: 30 anni dalla sua scomparsa, un momento degno di grande visibilità mediatica, sono decorsi senza che nessuno o quasi se ne sia accorto…
sabato 27 settembre 2008
Sareste disposti a pagare per i vostri diritti?
sabato 20 settembre 2008
L'amicizia
venerdì 12 settembre 2008
Dall'11 settembre, dal 'Grand' Zero, alla (falsa) minaccia della fine del mondo e del Buco Nero: l'inesattezza dell'informazione moderna
Ce ne siamo quasi dimenticati...
certo, qualcosa c'è stato, ma un'inezia rispetto al dovuto... io stesso ho creduto che non avessi aggiornato correttamente il mio calendario sulla scrivania e che quest'ultimo fosse avanti o indietro di un giorno...
in più ho sentito una notizia che mi ha spezzato il fiato, quella di Chhaya, e tutto mi è parso ancor più nero...
Ma poi l'amarezza che si era fatta strada dentro me, senza apparente motivo, si è evoluta, e, da iena che sono, ho iniziato a ridere... si, ho riso, perché questa è stata l'estrema dimostrazione del fatto che la storia non è fatta da avvenimenti, è fatta da storiografi: ciò che non viene detto non esiste...
Dopotutto è difficile riuscire ad essere informati su tutto e trovare le notizie più importanti, perché i sistemi di informazione cercano solo lo scoop per vendere (i giornali) o per far restare il telespettatore incollato alla tv per vedere il seguito, sorbendosi tutta la pubblicità (i tg), per una spietata legge di mercato che vuole solo l'audience, spesso a discapito dei contenuti... è questo il motivo per cui si è tanto sentito parlare di fine del mondo e buchi neri in questi giorni degli esperimenti con gli acceleratori di particelle atomiche (per creare "l'atomo di Dio"), teorie, queste della fine del mondo, totalmente infondate, ma suggestive, che garantiscono lo scoop a livello planetario... chiunque abbia un minimo di infarinatura scientifica sa perfettamente che tale pericolo non sussiste, però... c'è sempre un però... non tutti lo sanno, anzi la maggioranza ne è all'oscuro, e crede a ciò che una qualsivoglia testata giornalistica le propone, a volte solo per noia o per incapacità di ricercare la verità tramite le innumerevoli fonti che lo scibile umano ci mette sempre a disposizione...
Si è addirittura arrivati ad un caso-limite, un'adolescente, Chhaya, di cui accennavo prima, della regione dell'India centrale Madhya, ha inghiottito diverse pillole di un composto della sulfanilammide, che se ben ricrdo dai miei vecchi studi di chimica dovrebbe essere un insetticida... la ragazza è poi morta in ospedale... ovviamente questo non è stato un suicidio normale, no, è stato semmai un omicidio, un danno procurato, creato da chi ha reso di pubblico dominio delle voci allamistiche, messe in giro solo per creare dal nulla uno scoop...
Volete sapere cosa dice la scienza riguardo all'allarmante voce della fine del mondo?
In estrema sintesi, è tutta una bufala colossale, poiché un buco nero si crea solo nel caso in cui una stella, dopo aver esaurito tutti i suoi cicli di vita (che possono essere più di uno, anzi è la prassi che siano almeno due-tre), non esploda ma imploda su sé stessa, aumentando la propria attrazione gravitazinale fino a piegare la luce, intrappolandola... da qui il nome "buco nero": la luce non rimbalza, quindi risulta invisibile, anche se calcolabile...
Però, chi sono io per dire che il mondo non morirà? non ho vinto nessun Pulitzer, sono solo uno che ama informarsi e tentare di informare...
Buon proseguimento di vita...
giovedì 11 settembre 2008
"qui comincia ormai una nuova storia..."
(Fedor Dostoevskji)
tratto dal grande maestro Fedor Dostoevskji
non tento neanche il benché minimo accenno alla mia solita liricità...
in cinque semplici parole:
PRIMA O POI SI CRESCE...
Passa il tempo, cresce il corpo...
e di conseguenza bisogna saper camibiare,
adattarsi,
adattare,
comprendere,
spiegare,
ragionare,
convivere,
vivere,
amare,
dare,
ricevere,
sentire,
capire,
provare,
sbagliare,
ed alla fine riuscire...
senza mai contemplarsi...
senza mai accontentarsi...
senza mai perdersi d'animo...
ma avendo la forza di buttarsi e scommettere al buio...
...gli altri ma soprattutto sé stessi...
Solo dopo si potrà forse anche amare...
Certo, crescere è dura,
a volte non si sa come fare,
altre non si sa quando crescere...
PRIMA O POI SI CRESCE... sempre...
...cordialmente Vostro, la iena...
Lucio Battisti
Questo è il link...
mercoledì 3 settembre 2008
La vita è...
La vita è bellezza, ammirala...
La vita è beatitudine, assaporala...
La vita è un sogno, fanne una realtà...
La vita è una sfida, affrontala...
La vita è un dovere, compilo...
La vita è un gioco, giocalo...
La vita è preziosa, abbine cura...
La vita è una ricchezza, conservala...
La vita è amore, godine...
La vita è un mistero, scoprilo...
La vita è promessa, adempila...
La vita è tristezza, superala...
La vita è un inno, cantalo...
La vita è una lotta, accettala...
La vita è un'avventura, rischiala...
La vita è felicità, meritala...
La vita è la vita, difendila...
lunedì 1 settembre 2008
"Scusi, mi sa dire che ore sono?" - "no, grazie, non mi interessa..."
Avete mai pensato "ma che sta dicendo questo? non lo capisco! ma perché devo ascoltarlo? non mi va... e poi non mi interessa neppure quello che dice..."?
Beh, se l'avete fatto è normale, è capitato anche a me... ma non ne vado per niente fiero...
Come si fa a rifiutare qualcosa a scatola chiusa?
Il fatto è che si è andata maturando l'idea che il tempo non vada sprecato, principio in teoria giustissimo, ma è sul significato di "sprecare" che nascono le incomprensioni e gli errori.
Preliminarmente dobbiamo distinguere "sprecare" da "guadagnare", parole considerate diametralmente opposte, eppure molto simili fra loro...
In economia, l'uno indica uno sperpero di denaro che non produce rendita, e l'altro un introito superiore alla spesa che aumenta il capitale. Temporalmente parlando, lo sperpero sembra essere istantaneo ed il guadagno futuro, ma in realtà indicano ambedue il futuro, catalogano il modo in cui ha fruttato un nostro investimento: se investi, puoi restare in pari, andare in perdita o in guadagno.
Quando investi, lo fai sperando di guadagnare, ma investi a scatola chiusa... solo il tempo può dirti se l'investimento frutterà o no... ed ogni investimento può fruttare in un momento e non in un altro e viceversa.
L'economia è per certi versi assimilabile al concetto di 'vita', ma ne è dissimile per diversi aspetti...
Per prima cosa, una vita non va mai in pari o in perdita, nella vita nasci da zero e muori sempre con qualcosa in più, e per rassicurare i pessimisti più neri aggiungo che, per quanto triste o critica possa essere, c'è sempre qualcosa di guadagnato...
In secondo luogo, in economia tutti i dati vengono esposti pubblicamente, sono alla portata di tutti dal momento in cui vengono svelati in poi, mentre nella vita le incognite non vengono svelate quasi mai, ogni incontro è un'incognita di cui non riuscirai mai a comprendere tutte le sfumature, tutti i 'valori', tutti tutti i pensieri, ogni sfumatura del passato e del presente.
Quindi, mentre in economia l'unico modo di sopravvivere è essere parsimoniosi, nella vita è essere generosi, investire il proprio tempo con chiunque ne investa un po' del suo con te, anche con la prima persona che incontri alla fermata e chiede l'orario... ogni contatto umano 'risparmiato' è perso, non guadagnato...
Spesso si considera qualche discorso "inutile" o "troppo lungo", una cosa su cui perderci tempo è uno spreco, quindi da evitare senza neanche avvicinarcisi... la 'brevitas' latina è tornata in auge grazie alla mentalità degli spot pubblicitari da 30 secondi, al "dimmi tutto subito, altrimenti non ascolto neppure"...
In alcuni casi limite puoi addirittura promettere un premio alla fine di un discorso e la persona che ti sta di fronte probabilmente potrà essere in grado di dirti "è molto lungo?" - "si" - "allora non mi interessa..."
Questa è la mentalità del teleutente, che al dialogo con un altro essere umano predilige di gran lunga una puntata del Dr. House o C.S.I. o cose simili
Ed è così che il tempo investito (che come ho detto prima dovrebbe dare sempre ed a prescindere un guadagno) viene considerato uno spreco.
A volte si pensa solamente che non è quello il momento in cui può capitare un 'incontro importante', ma gli incontri sono tutti importanti, almeno in potenza, ed in atto spetta a noi renderli tali...
Una cosa è certa: non siamo noi a scegliere il momento, è lui a scegliere noi... a noi sta solo dire "si".
E oltretutto, quando si trova qualcuno che vuole comunicare con qualche testo scritto, non si dovrebbe mai dire "è troppo lungo, m'abbutta" (e succede, oh se succede, e succede anche da parte di chi non ti aspetti: è capitato proprio con uno dei miei post precedenti che è stato snobbato per il suo eccessivo metraggio da una persona da cui non me lo aspettavo proprio), ma bisognerebbe sempre gettare uno sguardo su ciò che ci viene offerto, per il semplice motivo che può esserci veramente utile... e anche nel caso in cui si rivelasse inutile (e di sicuro una lettura di un pensiero altrui, per quanto ti possa sembrare inutile non si rivelerà mai dannosa) non lo si potrà mai dire a priori, ma solo dopo aver compreso ciò che è stato trasmesso...
Il concetto è difficile, lo so, perché va contro la doxa, l'opinione comune del classico "il mio tempo è prezioso e non lo spreco", però spero che chi avrà la buona volontà di leggerlo e comprendere il messaggio che sto cercando di lanciare mi dia ragione sulla sua utilità...
Magari, se vi va di investire un po' del vostro tempo in una lettura di un autore un po' più famoso e rinomato di me, potreste cercare qualche cosa di Seneca sul tempo ed il suo utilizzo... magari vi frutterà più del mio posto... chissà... comunque in quel caso vi sarei stato utile almeno a darvi l'idea... e anche un link...
Ma ormai siamo giunti alla fine, non mi resta che congedarmi ed augurarvi una buona giornata... ah, anzi no, o almeno non subito: prima mi è venuta in mente una cosa...
A questo punto voglio fare una scommessa con voi: tutti quelli che leggono solo questa frase senza leggere il resto, o almeno partono con questa idea, lascino un commento con una "X", tutti gli altri scrivano una qualsiasi altra cosa, a loro completa discrezione, minimo una lettera, massimo quanto gli pare.
Magari anche una riflessione o un parere.
La vostra opinione mi interessa, veramente...
Comunque, ora mi congedo, spero di non avervi tediato troppo...
venerdì 29 agosto 2008
In USA censurato in Italia "consentito". Cose che non ti aspetti, ma che se ci pensi bene...
giovedì 28 agosto 2008
“…SONO LA VOCE DELLA TUA COSCIENZA!…” - “scusa, non sento, sono sordo da quell'orecchio…”
Vivere… che cosa semplice… Vivere bene… che difficoltà… Vivere coscientemente… che impresa!
In questi ultimi giorni ho spesso pensato ad un tema molto complesso e variegato, difficile da esprimere in poche pagine di block notes, delicato da affrontare ma impossibile da trascurare…
Mi sono chiesto, ha ancora un senso continuare a sperare, con uno slancio di puro e gratuito ottimismo, in una presa di coscienza storica e civica da parte delle nuove generazioni?
Una cosa è certa: la coscienza non è una dote innata, ma non è neppure facile da acquisire, soprattutto in un contesto dove le pubblicità e le mode sembrano allontanarla sempre più dall’ideale nucleo dei requisiti fondamentali del viver civile. Soprattutto la coscienza storica, spesso e volentieri dimenticata o sottovalutata nonostante la sua estrema importanza nella vita di ogni uomo e cittadino!
Magari, oggi come oggi, si potrebbe pensare “perché mi dici che la coscienza storica è così importante?”…
Molto anzi troppo semplicisticamente, potrebbe venire da rispondere “ per imparare dagli errori del passato”, e ciò non è sbagliato, ma è troppo riduttivo, la matassa è molto più intricata. La vera coscienza storica (dove si intende indicare con “storica” anche quella civile e quella moderna) consta di svariati punti di osservazione, a cominciare da quello geo-politico e bellico mondiale, ma anche e soprattutto da quello di tipo economico, senza dimenticarsi di quello sociale e culturale regionale, e, ultimo ma non ultimo, quello politico locale (gli ultimi due sono i più immediati da riscontrare nella nostra quotidianità).
Una piena e completa conoscenza, seguita dalla comprensione (coscienza) di ciò che determina giornalmente chi siamo, dove viviamo e come lo facciamo, ci aiuta a discernere sempre cioò che è meglio per sé stessi e per gli altri, e a capire quali azioni vanno a vantaggio o svantaggio nostro o degli altri.
Detta così sembra una cosa semplice, scontata, banale, eppure c’è qualcosa che non va!
La questione è una: la coscienza è conoscenza, e l’intelletto ne trae giovamento, però “purtroppo” una persona che pensa è una persona da eliminare!
Quando si ha il cervello che sa ragionare che è supportato dalla conoscenza di ciò che ci sta intorno senza che le lenti colorate deformanti dell’odierna informazione lo depistino, quel cervello sarà difficilmente influenzabile, restio a farsi controllare e (tele)comandare.
Una delle cose che ci insegna la storia è che in tempi non molto antichi, ma da molti (purtroppo) dimenticati, il Fuhrer Adolf Hitler, nella sua lucidissima follia, fu in grado di racimolare in relativamente poco tempo una miriade di assenzi grazie alla pressione psicologica e dal condizionamento mentale propinati a tappeto tramite le radio (i maggiori media del tempo, paragonabili per importanza all’odierna rete internet), senza troppo bisogno di messaggi subliminali, ma fornita scientificamente, subdolamente, dimostrando (mio mal grado sono costretto ad ammetterlo) uno straordinario ingegno, destinato purtroppo a fare scuola anche in età più moderna. Dopotutto quasi tutti gli aspetti della nostra contemporanea realtà trovano radici dirette in quel periodo storico, così socialmente buio ma così socialmente florido di idee nel bene o nel male geniali, che fu la metà del XX secolo…
Ma, tornando ai giorni nostri, come si è evoluta l’esperienza tedesca fino ai giorni nostri?
Il trucco è molto semplice e presto svelato: il teleutente ha facoltà di scegliere il canale da guardare, ed in questa maniera si crede libero, ma è il direttore di rete in prima persona a scegliere quello che il suo canale deve trasmettere ogni minuto. Con il passare del tempo il teleutente medio si abituerà a vedere ciò che gli viene propinato, e, poiché l’uomo è tendenzialmente un animale curioso, si appassionerà tanto alla programmazione giornaliera della rete (non solo quella di un canale, tutta la rete in generale, in chiaro, con il canone o pay per view che sia) che non potrà farne a meno, e si sorbirà pure le ipnotiche pubblicità mandate in serie ad intervalli regolari, nella maniera più mnemonica possibile. Ed il mondo di internet, per quanto la libertà informatica garantisca pregi oltre che difetti, non è molto diverso.
La televisione è l’oppio dei popoli industrializzati che vivono nell’era del consumismo, e sono soprattutto quelli del cosiddetto “primo mondo” che ne fanno quotidianamente uso e abuso, andando regolarmente in overdose… ma questa è un’overdose che non uccide di colpo, ma che si sviluppa lentamente, ma incessantemente, dentro di noi, come un cancro telematico resistente a qualsiasi tipo di chemio terapia conosciuta.
Ma, tornando alla coscienza, sia storica che civica, a chi conviene evitare che si sviluppi un popolo cosciente?
Paradossalmente, a chi la coscienza storica ce l’ha ben radicata in sé, e che quindi sa come gestire ogni particolare della vita altrui oltre che della propria… a chi dalla sua conoscenza trae profitto personale e non globale… a chi mira al potere o al portafogli (e l’uno non esclude l’altro)… insomma, praticamente chiunque sta un gradino sopra la media per “importanza” politico-finanziaria.
“Homo homini lupus” è un concetto ormai superato, ai giorni nostri la sopravvivenza del più “forte” prevede non più l’abbattimento, quanto lo sfruttamento del più “debole”.
Chi ha una “posizione privilegiata” e non se ne approfitta non è un bravo cittadino, no, lui è un santo.
Ma in Italia, nell’Italia di poeti, santi e navigatori, di santi se ne trovano meno che idraulici a ferragosto… e anche quegli idraulici comunque andrebbero santificati subito!
Scherzi a parte, in queste condizioni anche ad una iena come me passa spesso la voglia di sorridere…
…cordialmente Vostro, la iena…
sabato 23 agosto 2008
Dalla Cina la via della saggezza secondo Lao Tzu
Nulla al mondo è più molle e più debole dell'acqua
eppur nell'abradere ciò che è duro e forte
nessuno riesce a superarla,
nell'uso nulla può cambiarla.
La debolezza vince la forza,
la mollezza vince la durezza:
al mondo non v'è nessuno che non lo sappia,
ma nessuno v'è che sia capace di attuarlo.
Per questo il santo dice:
chi prende su di sé le sozzure del regno
è signore dell'altare della terra e dei grani,
chi prende su di sé i mali del regno
è sovrano del mondo.
Un detto esatto che appare contraddittorio.