sabato 23 agosto 2008

Dalla Cina la via della saggezza secondo Lao Tzu

Osservando tutta l'attenzione dedicata in questi giorni al "fenomeno Cina", mi sono fatto l'idea che si sta come perdendo la possibilità di addentrarsi, o anche solo di soffermarsi, su quella che è la più antica ricerca di saggezza e di perfezionamento interiore della storia del pensiero umano: mi riferisco alla filosofia cinese di Lao Tzu. Si tratta a dire la verità di un personaggio sulla cui veridicità storica si dibatte, ma è probabile che sia vissuto nel V sec a.C. Essendo bibliotecario imperiale, pare che sia entrato in contatto con Confucio, e secondo alcuni ha esercitato influssi nella dottrina del Confucianesimo. Ad ogni modo un giorno decise di partire verso Occidente con il suo bufalo. Giunto al posto di guardia di Hangu, un ufficiale, di nome Yixi, lo riconobbe, e gli chiese di lasciare qualche scritto sulla sua filosofia prima di andarsene. Fu così che Laozi scrisse il Tao Te Ching, la prima e unica opera scritta del filosofo, della quale vi propongo un estratto. Laozi ripartì e scomparve senza essere mai più visto nelle distese desertiche. Ho dimenticato di dirvi che Lao Tzu è un soprannome che può essere tradotto come "il Venerabile Maestro o il Vecchio Maestro".

LXXVIII - PORTARE IL FARDELLO DELLA SINCERITÀ

Nulla al mondo è più molle e più debole dell'acqua
eppur nell'abradere ciò che è duro e forte
nessuno riesce a superarla,
nell'uso nulla può cambiarla.
La debolezza vince la forza,
la mollezza vince la durezza:
al mondo non v'è nessuno che non lo sappia,
ma nessuno v'è che sia capace di attuarlo.
Per questo il santo dice:
chi prende su di sé le sozzure del regno
è signore dell'altare della terra e dei grani,
chi prende su di sé i mali del regno
è sovrano del mondo.
Un detto esatto che appare contraddittorio.

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