giovedì 28 agosto 2008

“…SONO LA VOCE DELLA TUA COSCIENZA!…” - “scusa, non sento, sono sordo da quell'orecchio…”

Vivere… che cosa semplice… Vivere bene… che difficoltà… Vivere coscientemente… che impresa!

In questi ultimi giorni ho spesso pensato ad un tema molto complesso e variegato, difficile da esprimere in poche pagine di block notes, delicato da affrontare ma impossibile da trascurare…

Mi sono chiesto, ha ancora un senso continuare a sperare, con uno slancio di puro e gratuito ottimismo, in una presa di coscienza storica e civica da parte delle nuove generazioni?

Una cosa è certa: la coscienza non è una dote innata, ma non è neppure facile da acquisire, soprattutto in un contesto dove le pubblicità e le mode sembrano allontanarla sempre più dall’ideale nucleo dei requisiti fondamentali del viver civile. Soprattutto la coscienza storica, spesso e volentieri dimenticata o sottovalutata nonostante la sua estrema importanza nella vita di ogni uomo e cittadino!

Magari, oggi come oggi, si potrebbe pensare “perché mi dici che la coscienza storica è così importante?”…

Molto anzi troppo semplicisticamente, potrebbe venire da rispondere “ per imparare dagli errori del passato”, e ciò non è sbagliato, ma è troppo riduttivo, la matassa è molto più intricata. La vera coscienza storica (dove si intende indicare con “storica” anche quella civile e quella moderna) consta di svariati punti di osservazione, a cominciare da quello geo-politico e bellico mondiale, ma anche e soprattutto da quello di tipo economico, senza dimenticarsi di quello sociale e culturale regionale, e, ultimo ma non ultimo, quello politico locale (gli ultimi due sono i più immediati da riscontrare nella nostra quotidianità).

Una piena e completa conoscenza, seguita dalla comprensione (coscienza) di ciò che determina giornalmente chi siamo, dove viviamo e come lo facciamo, ci aiuta a discernere sempre cioò che è meglio per sé stessi e per gli altri, e a capire quali azioni vanno a vantaggio o svantaggio nostro o degli altri.

Detta così sembra una cosa semplice, scontata, banale, eppure c’è qualcosa che non va!

La questione è una: la coscienza è conoscenza, e l’intelletto ne trae giovamento, però “purtroppo” una persona che pensa è una persona da eliminare!

Quando si ha il cervello che sa ragionare che è supportato dalla conoscenza di ciò che ci sta intorno senza che le lenti colorate deformanti dell’odierna informazione lo depistino, quel cervello sarà difficilmente influenzabile, restio a farsi controllare e (tele)comandare.

Una delle cose che ci insegna la storia è che in tempi non molto antichi, ma da molti (purtroppo) dimenticati, il Fuhrer Adolf Hitler, nella sua lucidissima follia, fu in grado di racimolare in relativamente poco tempo una miriade di assenzi grazie alla pressione psicologica e dal condizionamento mentale propinati a tappeto tramite le radio (i maggiori media del tempo, paragonabili per importanza all’odierna rete internet), senza troppo bisogno di messaggi subliminali, ma fornita scientificamente, subdolamente, dimostrando (mio mal grado sono costretto ad ammetterlo) uno straordinario ingegno, destinato purtroppo a fare scuola anche in età più moderna. Dopotutto quasi tutti gli aspetti della nostra contemporanea realtà trovano radici dirette in quel periodo storico, così socialmente buio ma così socialmente florido di idee nel bene o nel male geniali, che fu la metà del XX secolo

Ma, tornando ai giorni nostri, come si è evoluta l’esperienza tedesca fino ai giorni nostri?

Il trucco è molto semplice e presto svelato: il teleutente ha facoltà di scegliere il canale da guardare, ed in questa maniera si crede libero, ma è il direttore di rete in prima persona a scegliere quello che il suo canale deve trasmettere ogni minuto. Con il passare del tempo il teleutente medio si abituerà a vedere ciò che gli viene propinato, e, poiché l’uomo è tendenzialmente un animale curioso, si appassionerà tanto alla programmazione giornaliera della rete (non solo quella di un canale, tutta la rete in generale, in chiaro, con il canone o pay per view che sia) che non potrà farne a meno, e si sorbirà pure le ipnotiche pubblicità mandate in serie ad intervalli regolari, nella maniera più mnemonica possibile. Ed il mondo di internet, per quanto la libertà informatica garantisca pregi oltre che difetti, non è molto diverso.

La televisione è l’oppio dei popoli industrializzati che vivono nell’era del consumismo, e sono soprattutto quelli del cosiddetto “primo mondo” che ne fanno quotidianamente uso e abuso, andando regolarmente in overdose… ma questa è un’overdose che non uccide di colpo, ma che si sviluppa lentamente, ma incessantemente, dentro di noi, come un cancro telematico resistente a qualsiasi tipo di chemio terapia conosciuta.

Ma, tornando alla coscienza, sia storica che civica, a chi conviene evitare che si sviluppi un popolo cosciente?

Paradossalmente, a chi la coscienza storica ce l’ha ben radicata in sé, e che quindi sa come gestire ogni particolare della vita altrui oltre che della propria… a chi dalla sua conoscenza trae profitto personale e non globale… a chi mira al potere o al portafogli (e l’uno non esclude l’altro)… insomma, praticamente chiunque sta un gradino sopra la media per “importanza” politico-finanziaria.

“Homo homini lupus” è un concetto ormai superato, ai giorni nostri la sopravvivenza del più “forte” prevede non più l’abbattimento, quanto lo sfruttamento del più “debole”.

Chi ha una “posizione privilegiata” e non se ne approfitta non è un bravo cittadino, no, lui è un santo.

Ma in Italia, nell’Italia di poeti, santi e navigatori, di santi se ne trovano meno che idraulici a ferragosto… e anche quegli idraulici comunque andrebbero santificati subito!


Scherzi a parte, in queste condizioni anche ad una iena come me passa spesso la voglia di sorridere…

…cordialmente Vostro, la iena…

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