lunedì 14 luglio 2008

Un antico paradosso tra maestro e discepolo

"Evatlo, giovane ricco, desiderava essere istruito nell'eloquenza e nell'arte di discutere le cause. Egli era venuto da Protagora per essere istruito e si era impegnato a corrispondere quale mercede l'ingente somma che Protagora aveva richiesto e ne aveva versata la metà subito, prima di incominciar le lezioni, impegnandosi a versare l'altra metà il giorno in cui avesse discussa e vinta la prima causa davanti ai giudici. Ma, pur essendo stato a lungo ascoltatore e discepolo di Protagora e avendo fatto notevoli progressi nell'arte oratoria, non gli era toccata alcuna causa e poiché era ormai passato molto tempo, sembrava facesse ciò a bella posta, per non pagare il saldo a Protagora; questi allora ebbe una trovata che gli parve astuta: chiese il pagamento del saldo e intentò un processo a Evatlo.
Quando venne il momento di esporre e contestare il caso davanti ai giudici, Protagora così si espresse: "Sappi, giovane assai insensato, che in qualsiasi modo il tribunale si pronunci su ciò che chiedo, sia contro di me sia contro di te, tu dovrai pagarmi. Infatti, se il giudice ti darà torto, tu mi dovrai la somma in base alla sentenza, perciò io sarò vittorioso; ma anche se ti verrà data ragione mi dovrai ugualmente pagare, perché avrai vinto una causa". Evatlo gli rispose:"Se, invece di discutere io stesso, mi avvalessi di un avvocato, mi sarebbe facile di trarmi dall'inganno pericoloso. Ma io proverò maggior piacere avendo ragione di te non soltanto nella causa, ma anche nell'argomento da te addotto. Apprendi a tua volta, dottissimo maestro, che in qualsiasi modo si pronuncino i giudici, sia contro di te sia in tuo favore, io non sarò affatto obbligato a versarti ciò che chiedi. Infatti, se i giudici si pronunceranno in mio favore nulla ti sarà dovuto perché avrò vinto; se contro di me, nulla ti dovrò in base alla pattuizione, perché non avrò vinto la mia prima causa. I giudici, allora, considerando che il giudizio in entrambi i casi era incerto e di difficile soluzione, giacché la loro decisione, in qualunque senso fosse stata presa, poteva annullarsi da se stessa, lasciarono indecisa la causa e la rinviarono a data assai lontana. Così un famoso maestro di eloquenza fu sconfitto da un giovane discepolo che, servendosi dello stesso argomento, scaltramente prese nella trappola chi l'aveva tesa."

Possibili scenari:
Dal punto di vista di Protagora:
1) Se Euatlo avesse vinto la sua prima causa (avendo deciso di difendersi da solo), Protagora avrebbe ricevuto il denaro pattuito con l'accordo precedente
2) Se Euatlo avesse perso, Protagora avrebbe ricevuto comunque il denaro per effetto della sentenza a lui favorevole.
Dal punto di vista di Euatlo:
1) Se Euatlo avesse vinto, la sentenza gli avrebbe permesso di non pagare Protagora
2) Se Euatlo avesse perso, non avrebbe dovuto pagare Protagora, non avendo ancora vinto la sua prima causa.
!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

in realtà era la sentenza stessa a decidere... una sentenza categorica e ben dettagliata non da scampo a sofismi di nessun tipo... però è assai raro trovare un giudice che riesca in questa impresa: ai tempi di Protagora la giuria era fatta da cittadini estratti a sorte, quindi spesso incompetenti, adesso invece è lo stesso sistema (3 livelli di giustizia, codici, codicilli e controcodicilli) a non permetterlo... Comunque Evatlo al giorno d'oggi avrebbe avuto una possibilità in più: farsi eleggere e promuovere una legge ad personam per essere impunito... anzi, già ci ha pensato Berlusconi, con la sua salva-premier... adesso basta solo farsi eleggere e c'è la certezza che una causa non avrà mai un verdetto a proprio sfavore... bello, no? ^^
By your (I hope) favourite Panda ^^

Heautontimorumenos ha detto...

Si c'è da dire che si tratta di paradosso solo perchè ai tempi di Protagora la parola data aveva ancora un valore...oggi due contendenti nella stessa situazione di Evatlo e Protagora non avrebberero il dubbio morale se obbedire alla sentenza o alla parola data, giacchè la vittoria decretata dal tribunale annullerebbe qualsiasi accordo di fiducia tra i contendenti. Se da un lato è un male il fatto che la parola data non sia più un "sigillo" vincolante, puoi sempre trovare un'aspetto positivo, e cioè che oggi - teoricamente - è la legge ad avere il diritto di dirimere le controversie private, senza sofismi o ragionamenti orientati dal personale "buon senso".